"La verità ‐ prosegue Serbassi ‐ è che i macchinisti italiani, soprattutto quelli formati alla grande scuola delle Ferrovie dello Stato, vivono sempre come una sconfitta personale il ritardo del treno loro assegnato. E lo sconsiderato che volontariamente si prestasse ad un simile inganno si esporrebbe, inevitabilmente, al ludibrio dell’intera categoria".